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Antologia Montiana II: Monty Dick, la balena bianca e il monocolore DC dicembre 28, 2012

Monty Dick risale dagli abissi della Prima Repubblica – Trevvor Riley

Corporeus corpora si imbarca sul Pequod (quello originale, mica la bolsa casa editrice…) alla caccia di Monty Dick, il nuovo balenottero bianco, nei mari perigliosi della rete e della memoria… chez Dagospia

 

Cosa pensavano (e pensano) di lui tanti patrigni della Patria, alla sagra del grigiore…

I dati dell’esperienza di Monti nel triennio 1989-1992, governo Andreotti. 

Due parole di troppo su Oscar Luigi Scalfaro…

Riccardi e Casini

Novembre del 2011: quel genio di Castagnetti organizza una mostra rivoluzionaria, dedicata alla “Democrazia Cristiana per l’unità d’Italia”, al tempio di Adriano.

E’ l’occasione più splendida per la nomenklatura democristiana di ripercorrere le proprie radici, però giubilando dei nuovi polloni appena spuntati: un tronco che pensavamo finalmente inaridito e sterile sorprende e fa entusiasmare invece i barbogi che vedrete. Quei polloni son tutti nel campo di Mario Monti. “E’ finita la diaspora”, dirà Casini… ma la parola passa al Cafonalino democristiano di Dagospia, di cui riproponiamo estratti salienti (e qualche foto):

Il neo ministro alla Cooperazione internazionale e all’integrazione Andrea Riccardi sceglie come prima uscita pubblica nella nuova veste il Tempio di Adriano dove si e’ inaugurata la mostra ‘Democrazia cristiana per l’Italia unita’, organizzata da Pierluigi Castagnetti. Al suo arrivo lo accolgono scroscianti applausi e risponde cosi’ ai giornalisti che gli chiedono se stia cominciando una nuova avventura: “Speriamo. O forse e’ la vecchia che continua”

E’ storia, e’ cronaca: non si capisce. Complice il giuramento di un esecutivo Monti che qui, a patto di anonimato, considerano “un monocolore Dc” o comunque nella migliore e piu’ prestigiosa scia dell’impegno dei cattolici in politica.

Il primo effetto del governo Monti? “La fine della diaspora Dc” esulta Casini e a guardare la platea nell’antico edificio non si puo’ non dargli ragione… ci sono davvero quasi tutti, al punto che qualche giovane appassionato di fantascienza sceglie una perifrasi da ‘Blade runner: “Ho ‘rivisto’ cose che voi umani…’

Bianco, Pisanu, Riccardi

Dunque, un primo e non definitivo elenco deve registrare: con il padrone di casa Pierluigi Castagnetti (per via dell’Associazione ‘I popolari’ che organizza il tutto), ci sono Emilio Colombo, Nicola Mancino, Guido Bodrato, Gerardo Bianco, Beppe Pisanu, Antonello Soro, Giampaolo D’Andrea, Paolo Cirino Pomicino, Arnaldo Forlani, Silvia Costa, Rosy Bindi, Mariapia Garavaglia, Mauro Cuturfo, Bruno Tabacci, Dario Franceschini, Giuseppe Fioroni con l’ex presidente del Senato (e sono gia’ due con Mancino) Franco Marini, Lorenzo Cesa, Rocco Buttiglione, Savino Pezzotta, Enzo Carra..

Colombo e De Mita

Non puo’ mancare Massimiliano Cencelli, autore dello storico vademecum sul peso di ministeri, presidenze, sottosegretariati nella spartizione dei posti di governo.

De Mita filosofeggia: “La storia non si ripete, ma noi ci rifacciamo al pensiero dei Popolari guidati da Sturzo” e’ la conclusione del suo intervento. Tocca a Forlani, che fa quello che sa fare meglio, se stesso: “Con De Mita, in verita’, andavamo d’accordo anche quando non andavamo d’accordo”. Poi, al cronista che cerca di scucirgli un commento sulla squadra di Monti dice: “Non l’ho ancora vista”.

Ma nascera’ la Terza Repubblica? “Vedremo”. Piu’ sbilanciato qualche vecchio insider del partito che fu: “Altroche’: e’ nato un monocolore democristiano” e il riferimento non e’ alla sala del Tempio di Adriano, ma a quella delle Feste del Quirinale. E poi c’e’ Cencelli, che si riserva la stilettata finale: “Senza contare che al governo di socialisti non ce n’e’ nemmeno uno…”. Sono soddisfazioni, dicono nella Capitale.

Tutto ciò non fa che completare quanto accennato nella prima “Antologia montiana” , ovvero la continguità notevolissima del premier con la gestione del potere economico e finanziario della prima, politicissima Repubblica: Cirino Pomicino confermava, infatti, come Mario Monti fosse il suo braccio destro, quando il primo era ministro del Bilancio del penultimo governo Andreotti, cioè dal 1989 al 1992.
Ma vediamo le performance di Monti all’epoca, in quella posizione chiave.
Il debito pubblico al momento dell’insediamento di Cirino Pomicino e del professor Monti al ministero del Bilancio ammontava a 553 miliardi, 140 milioni e 900 mila euro attualizzati ad oggi.
Quando entrambi hanno finito il lavoro nel giugno 1992 il debito pubblico italiano era salito alla cifra di 799 miliardi, 500 milioni e 700 mila euro.
La differenza assoluta è stata un incremento di 246 miliardi, 359 milioni e 800 mila euro.
In termini percentuali la crescita del debito pubblico sotto i saggi consigli di Monti è stata del 44,53% in tre anni, ed è fra i record assoluti della storia della Repubblica italiana.
Senza tema di smentite, potremmo dire che il rigoroso apolitico Mario Monti di oggi era il Monti Mario sperperone politicone di ieri… 
Ma non finisce qui. Alla raggelante riunione ricordata da Dagospia nel novembre del 2011 spicca, tra i pochissimi altri, un grande assente: Oscar Luigi Scalfaro.
Probabile non fosse in condizioni di recarvisi: egli morirà infatti nel Gennaio 2012 ed a lui va il rispetto che spetta ai morti. Come è giusto che sia.
Ma Mario Monti, nel necrologio a lui dedicato, va oltre. Ben oltre anche il Papa, che già lo definisce “fedele servitore delle istituzioni e uomo di fede”. 
Ecco le sue parole dell’epoca, dal sito del Governo:

… Fu protagonista illustre della vita politica e istituzionale italiana ed esempio luminoso di coerenza ideale e di integrità morale.
Con il suo incessante impegno, contribui’ fin dall’Assemblea Costituente alla nascita e alla crescita della nostra Repubblica.
Negli incarichi di Governo, di Presidente della Camera e di Capo dello Stato, Oscar Luigi Scalfaro ha difeso costantemente i valori fondanti della Repubblica contenuti nella Carta Costituzionale, dandone testimonianza con la sua azione ed il suo rigore a tutti gli italiani, in particolare ai giovani, invitando sempre a custodire gelosamente tali valori.
Nel novembre scorso, appena assunto l’incarico di presidente tenni ad esprimergli personalmente i sentimenti di gratitudine per l’esempio da lui offerto nel servire la cosa pubblica …

Bene, ricordiamo nuovamente che almeno nel triennio 1989-1992, Governo Andreotti, Mario Monti era proprio lì. A differenza di questa ultima compagine (e con sommo dispiacere di Cencelli, immaginiamo) non si trattava allora di “monocolore DC”, ma di bicolore socialista… con De Michelis agli esteri e Martelli guardasigilli.
E proprio da questo ultimo esponente socialista tocca ripartire.
Laddove non vi fosse già capitato, suggeriamo caldamente la consultazione di

Oscar Luigi Scalfaro tra Mafia e Stato

esempio luminoso di coerenza ideale e di integrità morale”? 
ha difeso costantemente i valori fondanti della Repubblica contenuti nella Carta Costituzionale, dandone testimonianza con la sua azione ed il suo rigore a tutti gli italiani, in particolare ai giovani, invitando sempre a custodire gelosamente tali valori.”? 
appena assunto l’incarico di presidente tenni ad esprimergli personalmente i sentimenti di gratitudine per l’esempio da lui offerto”?
Se tra i valori fondanti della Repubblica italiana c’è la contiguità, la convivenza con la Mafia, si, allora ci siamo. 
Forze neonate in pericolo…

Credo altri commenti siano superflui. La pretesa di vedere come “nuovo” e capace di trasformazione chi fu pienamente e contestualmente all’interno di tali ingranaggi – nel suo campo non opponendosi all’ampliamento devastante del debito pubblico, nel complesso non sapendo nulla di ciò che avveniva al dicastero a fianco, dimostrando ben poco acume e capacità, o peggio, sapendo e non dicendo, dimostrando altro – è davvero insostenibile.

 Mi auguro che alcune forze politiche neonate si guardino bene da accordi elettorali viziati all’origine, fatti con partiti trasformisti sprovvisti di ogni concezione di libertà, uguaglianza, trasparenza, legalità, merito, democrazia, progresso, laicità.
Responsabili, come si è letto, del declino, non potranno certo arrestarlo.

 

Oscar Luigi Scalfaro tra Mafia e Stato: ancora Martelli, ancora peggio… dicembre 4, 2012

Scalfaro ’43
Scalfaro ’60

Breve antefatto. 

Riporto inizialmente quanto pubblicato mesi fa, con tanto di commento. 

Per sottolineare la continuità nelle dichiarazioni dell’ex guardasigilli Claudio Martelli riguardo alla capitale questione dei rapporti (non protetti, evidentemente) Stato – Mafia e per evitare un’altra breve contestualizzazione storica che poco aggiungerebbe alla precedente. Questione che Corporeus corpora considera degna della massima attenzione ed evidenza, contrariamente ai media ufficiali. E nonostante il tono satirico.

Scalfaro ’92

Seguirà una nuova testimonianza, in cui ancora Martelli ricostruisce tasselli importanti della vicenda, giungendo ad una ricostruzione a suo dire più completa, questa volta corredata da nomi e cognomi. Tra di essi spicca un ex presidente della Repubblica, passato a miglior vita.

Affermazioni sconcertanti, ma anche plausibili. Di cui verrebbe gran voglia di  chiedere riscontro a qualche protagonista menzionato. 

Vedere per credere.

Martelli su “La7”: Tra Stato e Mafia pacs o matrimonio concordatario?

 Ebbene si, lettori. Proprio così. Per esperienza diretta di un ex guardasigilli, Claudio Martelli (nel video a bassa qualità), non è nemmeno preciso parlare di contatti o trattative tra Stato e Mafia. 

Nossignore, nessuna sveltina. 
Tra loro ci furono convivenza e coabitazione di lunga durata. Ci fu del tenero, insomma. 
Don Liborio non è solo vecchi libri…
Quel che gli storici stranieri e nostrani sostengono su fatti e personaggi italiani, a cominciare da Liborio Romano del Regno delle Due Sicilie ai tempi di Garibaldi, passando per il Giolitti di Salvemini fino a Salvo Lima, vicende che la quotidianità di comuni come Nicotera o Gricignano d’Aversa può solo confermare, secondo Claudio Martelli è più che vero e l’ha toccato con mano: dall’Unità sino ad oggi, forse anche prima, il potere italiano è anche potere mafioso.
Sciascia e Borsellino
Non abbiamo purtroppo il tempo di addentrarci nelle pur affascinanti questioni storiche dei carbonari, dei governi preunitari e loro polizie occhiute e pronte alla gestione dei fenomeni criminali, de “i pugnalatori” dell’immenso Sciascia (a lui il rispetto assoluto di Corporeus corpora), delle scelte romane all’inizio del 1900, di portella delle ginestre, della CIA in Italia e dello sbarco in Sicilia, della mano nera e del piano gladio, delle ricostruzioni illuminanti di Calabria ora, perchè infinite vicende di questi giorni, alcune strettamente correlate ai fatti narrati da Martelli (vedi Napolitano e l’inevitabile scontro tra poteri e funzioni dello Stato, di cui non potremo tacere), altre non meno gravi ed a sè stanti, assorbono le nostre energie non infinite.
Però vogliamo avanzare una riflessione ed una proposta: chi siamo noi per impedire tanta corrispondenza d’amorosi sensi, tante affinità elettive così consolidate… è vero, una formalizzazione non c’è ancora stata. Bene, vi si giunga.
Che siano Pacs o matrimonio concordatario (noi siamo evidentemente per il secondo, come il sottofondo al video suggerisce e l’acclarata genesi cardinalizia delle “stidde” siciliane reclama), è tempo di legalizzare questa passione occulta e clandestina. Che se la vivano alla luce del sole, tra i nostri applausi commossi. 
Del resto che potremmo fare? “Tra moglie e marito non mettere il rito (processuale)”, pardon il dito.

commento:

Ripensandoci, aggiungo che Claudio Martelli, pur nella Craxiana tendenza ad ammettere le cose, manifesta l’italico vizio di parlare da privato cittadino di questioni che invece lo videro ai vertici (almeno teorici, perchè ci sarebbe da farsi qualche domanda in proposito…) dell’autorità di governo.

Ecco il nuovo video, ripescato nel gran mare internetico. Non credo abbisogni di molte parole.

Il risentimento personale nei confronti dell’ex presidente pare evidente. Ma l’abbondanza di viventi citati, unita al non grande profitto personale ipotizzabile nel dichiarare quel che sentirete, sommata all’ipotesi che difficilmente tale risentimento potrebbe portare, sic et simpliciter, ad accuse così infamanti dopo 20 anni, a mio parere porta a dare un certo peso ai fatti, alle congetture, alle conclusioni presentate da Claudio Martelli: dalla ritrovata “Pax mafiosa” in poi, effettivamente, nessun magistrato troverà più efficace dinamite sulla sua strada. 

C’è da riflettere anche sul comportamento dei carabinieri quale raccontato da Martelli, cioè sulla naturalezza con cui si accostava un ministro per proporre trattative sottobanco con la criminalità organizzata… chissà quante volte potrebbe esser capitato nella storia repubblicana, a noi non note…
La posizione di Martelli trova comunque una notevole conferma nelle parole di Nicolò Amato, proprio il direttore del DAP che nel video viene indicato quale rimosso arbitrariamente dal presidente Scalfaro, allo scopo presunto di accontentare le richieste mafiose nella trattativa in corso.

Qui, se desiderate, potete invece reperire la posizione della parte avversa. Ovviamente rappresentata non dal diretto interessato, che non è più, ma dall’onorevole Gerardo Bianco. Con tanto di commento indignato in calce.

 

Per inciso, il regime di 41 bis a nostro avviso era e resta in buona parte anticostituzionale. 
In quanto effettivamente contrario alla minima dignità umana.

La tentazione di utilizzare metodi inumani per ottenere i risultati desiderati, per quanto buoni possano essere, almeno in tempo di pace andrebbe decisamente repressa.

 

Summit mafiosi: una nuova real TV tutta italiana… ottobre 24, 2012

Aldo Grasso

Speriamo che Aldo Grasso, sempre così puntuale, se ne accorga per tempo: i summit di Mafia sono ormai un genere televisivo di grande successo. 

E ce li teniamo ben stretti!

Ebbene si, cari lettori… un tempo c’erano i pizzini a parlarci di “Loro”. Oppure i pentiti. Loro chi?
Ma i nostri connazionali mafiosi, no? Quelli che hanno consentito ad Hollywood grandi successi e che ci rendono famosi in tutto il mondo, con le loro gesta ed il racconto che di quelle gesta fanno media, agenti di pubblica sicurezza, magistrati.
Eccovi un mirabile esempio gastronomico di ultranotorietà del marchio mafia, per così dire:

Poi abbiamo cominciato ad ascoltarli in conversazioni intercettate. E mai ci hanno deluso.
Parlano proprio come nei film, giusto alle volte un pò meno di accento (ma laddove c’è, soccorrono i sottotitoli…) .
Da un paio di annetti a questa parte, invece, ce li possiamo godere in tv, durante i telegiornali ed i programmi di approfondimento. O nei video su internet.

incredibili protagonisti di incredibili fiction

Gli americani ci avevano provato a prendere il sopravvento anche in tv, rispondendo e stravincendo con i loro The Sopranos ai nostri fotoromanzi buonisti sul fenomeno (due per tutti, la celeberrima quanto tediosa Piovra, l’irrealistico Capitano Ultimo)… ma si sa, noi l’abbiamo inventata la Mafia e contro la reale realtà non c’è fiction che tenga.
Scopriamo qui una vibrante umanità, luoghi e devozioni antichissime, soprannomi cinematografici (appunto!), temperamenti dialettici, visi e corpi indimenticabili, finanche talenti musicali: dalla Sicilia, sempre gettonatissima, alla Lombardia, essi bucano il video e fanno audience.
Possiamo esserne tutti orgogliosi, noi italiani… non crederete mica che tanta gente possa campare di solo “pizzo” ottenuto con la violenza estorsiva, no?
Macchè… siamo noi con il proibizionismo sugli stupefacenti (352 miliardi annui globali di business) e gli appalti pilotati (60 miliardi all’anno solo in Italia, di cui molti in mano criminale) a sostenerli tutti, belli e pasciuti.
E quando li acciuffiamo, così, in un mezzo gioco delle parti, li mandiamo in carcere, a migliorare la formazione criminale e ad espandere il giro d’affari… certo, i più deboli non ce la fanno, magari si (o li) impiccano… ma è selezione naturale anche quella, che ci garantisce una malavita organizzata di alto profilo! 
E poi dicono che non sappiamo tutelare i nostri brand… ma va!!!

Ecco che vi proponiamo una selezione di mafiavideos very real, sicuri di farvi cosa gradita:

 
 
Dal CorriereTV. Clicca qui! 

La carrellata al momento termina qui, in attesa di novità.
Invitiamo i lettori a segnalarci altro di significativo sul genere, se ne hanno notizia. 
Grazie!

 

Su "la7" in questo momento si consuma l’ultimo atto della strage di legalità in Italia: il caso Napolitano agosto 30, 2012

La forca italiana

L’Abate di Thélème si è rotto i cosiddetti del modo in cui si impicca la giustizia, la democrazia, la politica, l’informazione in questo paese degradato e degradante.

In futuro spiegazione terra terra del come e del perchè nulla di ciò che accade ha senso o diritto di essere. Secondo me.

 

 

Per quel che riguarda la Mafia e la sua vicenda storica di contiguità, 
gemellaggio o convivenza more uxorio con lo Stato ricordata di recentissimo da Claudio Martelli, cliccate qui.

Se invece volete avere la possibilità di trovare in un sol momento la distorsione di una funzione (e non di un potere), la sua veste più sorniona, riconoscibile e preoccupante, la più indecente commistione con la politica, in violazione assoluta dei principi del Montesquieu, ecco qui una foto interessante.
 

Esito del riesame sul sequestro ILVA: una gran confusione agosto 7, 2012

L’arrocco dei poteri forti

Giunge voce dai nostri amici attivisti che il tribunale del riesame ha depositato la sentenza. Qualche ora dopo la conferma ufficiale.

Il sequestro è confermato ma viene concessa la facoltà di utilizzo degli impianti. Cioé non si chiude.

La ragione, ci pare di capire, è che il sequestro è vincolato non alla chiusura ma alla messa a norma.

Confermati gli arresti per i Riva e Capogrosso, scarcerati gli altri.

L’attuale manager Ferrante, nominato dai Riva poco prima dell’arresto, nominato custode cautelare.

Il processo continua ma la flagranza dei reati non può essere interrotta per questioni socioeconomiche. Chissà se Ferrante sarà responsabile come i Riva, oppure, visto che il tribunale ha riconosciuto implicitamente la necessità, potrà essere graduale nella messa a norma.

Del resto abbiamo convissuto con la mafia, possiamo convivere con ben altro (ma mai con la marijuana) e non essere così integerrimi su principi e leggi scritte.

Nota dell’Abate:
Con una decisione in tal senso, la più pilatescamente probabile, non si fa che guadagnare qualche mese. L’ordinanza è molto bene argomentata, vedremo di fornirvene copia: le motivazioni del riesame saranno più importanti della decisione stessa, perchè dovranno reggere ad eventuale ma probabile impugnazione. 
Tutto si gioca sull’attualità della minaccia per la vita e la salute: se non viene sconfessata il conflitto permane e non può essere risolto così come proposto dal riesame. Se viene invece negata, bisognerà vedere come e perchè. L’unica alternativa è cambiare Costituzione e altri riferimenti normativi.

Considerati i costi della reale messa a norma, è impossibile ed antieconomico possano essere davvero sostenuti. Pertanto il tentativo sarà quello, prevedibile, di continuare col gioco di sponda tra poteri forti, rodato da cinquanta anni di complicità, che simuli risultati in sintonia con le richieste del tribunale e delle norme. Tutti gli attori sono pronti, nonostante gli smacchi e le battaglie perse la vandea cattocomunista crede nella vittoria finale e  muove le sue torri ed i suoi re… chissà se nel 2012 basterà l’arrocco

Nuova nota:

Il riesame “Dispone che i custodi garantiscano la sicurezza degli impianti e li utilizzino in funzione della realizzazione di tutte le misure tecniche necessarie per eliminare le situazioni di pericolo e della attuazione di un sistema di monitoraggio in continuo delle emissioni inquinanti. Conferma nel resto di decreto impugnato».

La facoltà d’uso dei sei impianti, quindi, viene concessa esclusivamente per permettere all’azienda di applicare e rendere operative le misure anti inquinanti richieste e non anche per la produzione che, secondo quanto stabilito dai giudici dal riesame, resta per il momento interdetta.

Questo secondo Nazareno Dinoi del Corriere del Mezzogiorno , che riprende il testo del riesame e lo commenta così, secondo logica. 
Ciò da atto a quanto da me sostenuto nella nota precedente: poichè si riconosce l’attualità e la gravità del pericolo non si può far altro che rimuoverli, prima di ogni altra cosa. 

Ad ogni modo resta più di qualche dubbio. Davvero non si produrrà più? E per quanto? 
Non producendosi più che accadrà agli impianti? E Novi Ligure e  Genova attenderanno tranquille
Scrive infatti www.ecoo.it:

Gli impianti dell’Ilva di Taranto saranno sequestrati. Lo ha confermato il Tribunale del riesame di Taranto, intervenendo sulla questione dell’inquinamento ambientale. Si tratta comunque di una decisione che conferma parzialmente ciò che era stato stabilito precedentemente. Lo stabilimento industriale infatti non verrà fermato, ma continuerà a produrre acciaio e gli operai potranno continuare a lavorare. Il Tribunale del riesame ha disposto che rimanga il sequestro, ma l’azienda potrà continuare ad avere facoltà d’uso degli impianti.
Per la bonifica degli impianti sono stati stanziati 336 milioni di euro. Adesso per quest’ultimo provvedimento che riguarda la bonifica ci sarà un’assegnazione alla commissione e poi il tutto verrà esaminato a settembre. Tra oggi, 7 agosto, e domani, 8 agosto, sarà convocata l’aula della Camera dei Deputati per l’annuncio del decreto che stabilisce i fondi da destinare alla bonifica. Un provvedimento veloce per garantire il recupero ambientale della zona interessata.

Ribadisce la FIM – UILM:

Non siamo soliti a commentare i provvedimenti della magistratura – dicono in una dichiarazione congiunta il segretario nazionale Marco Bentivogli e il segretario generale di Taranto Mimmo Panarelli – Ci teniamo a valorizzare due aspetti del provvedimento emesso. Il primo riguarda la possibilita’ di effettuare in parallelo l’intervento di ambientalizzazione senza compromettere la continuita’ industriale degli impianti, ne’ il loro danneggiamento. Cio’ testimonia che l’unica strada, come sottolineato dalla Fim e dalla Cisl, e’ recuperare un ambiente piu’ salubre e percorribile con gli impianti in marcia, anche per evitare l’ennesima Bagnoli, o piu’ a stretta distanza quanto accaduto con l’Arsenale Militare di Taranto

Ed ecco la procura di Taranto, col dottor Sebastio in testa:

È un provvedimento articolato sul quale non ci possiamo esprimere compiutamente fino a quando, insieme ai miei colleghi, non avremo letto le motivazioni. Da una prima lettura del dispositivo possiamo dire che è sostanzialmente confermata la tesi accusatoria.
Leggeremo le motivazioni ma, stando al tenore letterario, il provvedimento consente l’utilizzazione degli impianti non al fine della produzione ma affinché si facciano i lavori di messa a norma. La finalità del provvedimento è fare i lavori, non è produrre e lavorare. Questa, semmai, potrà essere una conseguenza indiretta. Anche la nomina «a custode e amministratore delle aree e degli impianti in sequestro» del commissario dell’Ilva Bruno Ferrante ha una sua logica: spetta infatti all’azienda finanziare i lavori di messa a norma. Se l’azienda, per mera ipotesi, dicesse “non intendiamo collaborare”, allora dopodomani si chiude.

Tutto è ancora assai confuso e questa confusione fa pensare all’allestimento del gioco delle tre carte cui accennavo pocanzi… mi sa che alla fine avrà ragione CatoGraham, altro che principi e leggi scritte. Non paese di legali, ma di legulei.