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Nicola Porro, Facebook |
Corporeus corpora, secondo tradizione, pubblica qui un intervento dell’Abate, tratto dal Blog di Nicola Porro.
Chiudono l’Ilva. Chiudiamo l’Italia
Tanto vale chiuderla, l’Italia. Stop. Fermiamo tutto. Blocchiamo, serriamo, sigilliamo. Ieri i giudici di Taranto a questo nobile intento si sono attenuti. La forma della legge sarà rispettata. Non lo mettiamo in dubbio. Ma già i romani insegnavano: Summum ius, summa iniuria. E cioè il massimo del diritto può rivelarsi il massimo dell’ingiustizia.
Non ricapitoleremo tutta la vicenda dell’Ilva di Taranto. Ciò che ci interessa è che sul piazzale di quella ditta ci sono prodotti per circa un miliardo di euro. E che i magistrati, per la terza volta, si sono di fatto opposti alla loro vendita. Nonostante una leggina ad hoc (e nella specialità di questa norma ci sarebbe il germe infetto) fatta dal governo Monti alla vigilia di Natale, i giudici di Taranto non hanno tolto i sigilli. La storia è scritta. La più importante azienda siderurgica italiana è praticamente morta: 6 miliardi di fatturato realizzati in Italia che vanno in fumo, 50mila dipendenti a spasso. È questione di giorni. In cassa la società dei Riva ha meno di 50 milioni: poche settimane di aria. Non c’è ancora nessuna sentenza definitiva. Ma indagini in corso. E l’oggetto del contendere, in questo caso, non è l’inquinamento ma semmai il suo prodotto.
La giustizia è cieca, si dirà. Ma anche al dettato del legislatore, che prevedeva lo sblocco di quei sigilli. C’è da piangere, ma piangere per davvero. Il caso Ilva è un simbolo. Quante imprese in Italia, che non fanno notizia, sono trattate con il metodo Taranto? Un lettore sempre pugliese ci ha scritto pochi giorni fa di aver subito un sequestro cautelare per una partita importante di olio extravergine. Ha perso la sua esportazione in America. Dopo poco è stato liberato (l’olio) perché erroneamente coinvolto. Nessuno ovviamente paga gli errori commessi. D’altronde perché i magistrati dovrebbero comportarsi diversamente da come fa lo Stato nei confronti dei privati? Pensate un po’ alla follia dell’inversione dell’onere della prova in materia tributaria: in cui è il contribuente a doversi giustificare e non l’amministrazione a dover provare. E i pagamenti? Lo Stato può soddisfare i crediti quando più gli aggrada. Siamo schiavi davanti ai burocratici. Siamo noi al loro servizio e non loro al nostro. È tutto sottosopra. Bottegai, commercianti, imprenditori che ancora intraprendono non sono degli eroi, sono dei disperati. Non hanno alternativa. Il nostro apparato statale così imperfetto ci vuole così perfetti che viene una rabbia incontrollata. Si chiama Leviatano.
Chi può scappa. Basterebbe guardare le statistiche. In cinque anni abbiamo perso un quarto della nostra produzione industriale: volatilizzata. In compenso nel 2010 (dati Istat) le imprese italiane hanno dovuto fare di necessità virtù e produrre all’estero. Scappare da Taranto ma anche da Varese o Trento. Le nostre mini multinazionali danno da lavorare all’estero a circa un milione di persone, per un fatturato da 220 miliardi di euro. Un gruppetto (circa cento) di piccoli imprenditori veneti capeggiati da un giovane artigiano di Vicenza (Sandro Venzo) hanno preso un pullman e sono andati nella vicina Carinzia per impiantare le proprie fabbriche.
Continuiamo così. Il lavoro ce lo troveranno magistrati, funzionari, direttori, impiegati della pubblica amministrazione. Che un giorno si sveglieranno e si accorgeranno che i loro stipendi non li paga più nessuno. L’Italia è chiusa. Se ne è andata.
- Mi spieghi come mai Il senatore Vico agiva con furore, almeno verbale, nei confronti del Della Seta, reo di avanzare dubbi sulla salubrità dell’ILVA e ne dava conto appunto ad ILVA;
- perchè definivasi Gerolamo Archinà “maestro di insabbiamenti” e perchè lui stesso affermava di voler “pagare la stampa per tagliarle la lingua”; perchè egli bramava ed otteneva dalla Digos il sequestro degli stencil del centro sociale “Cloro Rosso”, con la dicitura “attenzione, città inquinata”, venendo informato direttamente dagli agenti degli accadimenti interni; come mai era così eccentrico da consegnare buste nelle piazzole di sosta delle superstrade ai periti del tribunale, la notte, invece che farlo in ufficio di giorno,
- come mai Fabio Riva, già latitante, dice di essersi consegnato alla polizia britannica e non ne sappiamo nulla da un mese,
- perchè la commissione parlamentare di quel NO TAV di Pecorella scrive così:
“E’ come se si fosse fatto un salto indietro, all’incirca di più di cento anni quando, in corrispondenza dell’inizio dell’era industriale, non esistevano le norme a tutela dell’ambiente e dei lavoratori e la produzione era l’unico obiettivo da perseguire”,
- perchè persino Mantovano del PDL non ha cuore di votare a favore e si astiene, con tanto di dichiarazione
- che da noi la vita umana vale meno che altrove, per decisioni prese 50 anni fa, irrevocabili;
- che il territorio è condannato ad una, prima lenta, ora rapida agonia per il bene della nazione (che così bene ci ripaga…. venga a vedere che splendidi agi lucriamo col nostro sacrificio, venga a vedere di persona quali strepitosi servizi… fact checking, ricorda?);
- che finchè il mercato dell’acciaio senza regole, sostenuto dal dumping ambientale più crasso, va avanti (diciamo 3 anni massimo? Tenga conto che ben altri stabilimenti chiudono in questi mesi in tutta Europa, dalla Spagna alla Polonia… e non per inquinamento, ma per carenza di ordini) 200.000 persone sono condannate alla monocultura più severa e senza soluzioni per quando, come inesorabilmente accadde al mercato della pergamena dopo la scoperta della carta, una produzione con tecnica anni ’50 non la vorrà più proprio nessuno, nemmeno scontata;
- che qualche centinaia di vittime l’anno e qualche migliaia di malattie severe respiratorie (che nessuno nega) in più sono un piccolo prezzo da pagare (basta che non si sia tarantini, come aveva acutamente intuito l’egregio ministro Clini…) per evitare di mettere in discussione quel sistema socioeconomicoreligiosopoliticoinformativo pluridecennale, forse plurisecolare (alle volte venialmente illegale, ma che vogliamo che sia…) che le paga, meritatamente per carità, lo stipendio;
- che pezza dopo pezza, decreto dopo decreto, ministro dopo ministro, papa dopo papa, se resta in piedi l’ILVA, forse la baracca non collassa per un altro quinquennio… e quando accadrà saremo già più vicini a nostra sorella morte corporale… e poi passerà tutto, finalmente, alla prossima generazione… oppure magari arriva il colpo di culo sperato e la Cina ce la farà a reggere la parte che fu della Russia sino alla metà degli anni ’90… e via con un nuovo valzer di prostituzione internazionale a nazioni sempre più illiberali e dispotiche…
